Il sistema linfatico è una parte importante del sistema immunitario. Include organi, come timo, midollo osseo, milza, tonsille, appendice e le placche di Peyer nell’intestino tenue che producono ed elaborano globuli bianchi specializzati che combattono infezioni e tumori.

Il sistema linfatico, come il sistema venoso, trasporta i liquidi attraverso tutto l’organismo. Il sistema linfatico è composto da:

  • Vasi linfatici dalle pareti sottili

  • Linfonodi

 

Due dotti raccoglitori

Le funzioni del sistema linfatico sono diverse, tutte importantissime per la vita.

Il sistema linfatico ha primaria importanza nella costituzione delle difese immunitarie dell’organismo.

Innanzitutto il drenaggio, vale a dire l’asportazione di liquidi e sostanze di scarto tutti i tessuti, impedendo in tal modo il pericoloso ristagno di liquidi.
Seconda funzione è quella metabolica, legata al metabolismo dei grassi: grazie a questa importantissima funzione la linfa permette l’assorbimento dei trigliceridi, assieme ad una piccola quantità di proteine (inferiore a quello svolto dalla circolazione ematica).
Una terza funzione, altrettanto fondamentale, è quella definita immunitaria: durante il suo percorso all’interno dei vasi linfatici, la linfa viene “filtrata” dai linfonodi dove entra in contatto con i linfociti e gli anticorpi lì presenti.
Diverse possono essere le malattie a carico del sistema linfatico.

 linfedema

Esistono due tipi di Linfedema, quello primario e secondario:

IL LINFEDEMA ha tipicamente una fase “latente” durante la quale si sviluppano numerosissimi cambiamenti fisiopatologici ma che solitamente non si possono diagnosticare. L’elasticità del tessuto dipende dalla fibrosi (indurimento progressivo): più lunga è la malattia e più elevata è appunto a fibrosi, fino a casi molto cronici di edemi che conferiscono all’arto interessato un aspetto “marmoreo”. E’ utile ricordare che gradi diversi di edema colpiscono diversi livelli delle stremità. Di solito l’edema colpisce all’inizio la caviglia, il piede o la mano; peggiora durante il giorno ma migliora durante la notte o sollevando l’estremità. Man mano che aumenta il grado e la severità dell’edema, il paziente può avvertire il senso di pesantezza all’arto colpito dalla malattia e può iniziare a camminare “trascinando” lievemente l’arto. Un lievissimo senso “di fastidio” o la stanchezza sono sintomi comunissimi, a differenza di un dolore ben più netto e francamente percepibile che non è tipico del linfedema ma al contrario è segno di un rapido aumento della quantità di liquido che si forma oppure in seguito ad infiammazione acuta di un vaso linfatico (linfangite) oppure ancora ad un interessamento di fibre nervose coinvolte nel processo di formazione ed evoluzione del linfedema: quest’ultimo è il tipico caso di sindrome del tunnel carpale che si riscontra dal 35 al 40% delle pazienti che hanno subito una mastectomia radicale.

LIFANGITE

LA LINFANGITE è una frequente complicanza del linfedema ed è caratterizzata da un dolore descritto “pungente” localizzato solo alla cute. L’infezione causante la linfangite determina inizialmente la coagulazione della linfa, segue poi la reazione infiammatoria della parete del vaso linfatico interessato che si occlude. Con l’ulteriore progressione della malattia il paziente può osservare cambiamenti della cute quali ingrossamento, lichenificazione oppure veri e propri “piastroni” fibrosi nel sottocutaneo. Questi cambiamenti peggiorano con infezioni da virus, da batteri o da miceti molto frequenti e comuni nel linfedema, e questo tipo di infezioni può spesso essere accompagnato anche da prurito ed escoriazioni della pelle. Il linfedema primario appare solitamente su ambedue le estremità inferiori, me molto più frequentemente compare prima su un arto e dopo qualche anno sull’altro. Di solito si manifesta nel periodo della maturità e, nel maggior numero di casi delle donne, di frequente su base ereditaria. Come già detto, lo stadio acuto del linfedema nella stragrande maggioranza dei casi non si manifesta. Spesso permane per lungo tempo latente, con lievissimo squilibrio del sistema linfatico, di solito si nota un edema “vespertino” (serale), soprattutto dopo una posizione eretta prolungata (ortrostatismo prolungato). Nel maggior numero dei casi appare spontaneamente, senza una causa visibile o tangibile, nelle parti più declivi delle estremità da dove avanza col passare del tempo in senso “prossimale”. In altre occasioni il linfedema è scatenato da cause più o men evidenti come traumi, infezioni, gravidanza, ecc. La cute è pallida, fredda al tatto assomigliando al colore della porcellana; il gonfiore è normalmente indolore, a volte accompagnato dal senso di pesantezza delle estremità. Una pressione con il dito sulle parti morbide lascia il segno tipico di uns piccola “fossetta” (“fovea”) che scompare in breve tempo. Se il linfedema non viene diagnosticato o trattato subito il gonfiore diventa più “teso”, non scompare dopo il riposo, diventa costante ed entra nello stadio cronico. Il linfedema secondario è causato da una adenopatia o da una lionfangiopatia che sono conseguenze di processi patologici le cui cause stanno al di fuori del sistema linfatico, come ad es. infiammazioni, traumi, interventi chirurgici, fratture, tumori, ecc.

LINFOADENITI

LE LINFOADENITI sono delle malattie di tipo infiammatorio del sistema linfatico.  Si tratta i malattie molto più frequenti di quanto si immagini, e non sono di origine tumorale (al contrario di alcuni tipi di linfomi). Si dividono in linfoadeniti acute e croniche. Quelle acute sono caratterizzate da un veloce aumento del volume dei linfonodi coinvolti e da “dolorabilità” dei medesimi. Possono essere causate da una infezione batterica acuta, e se i batteri sono “piogeni” (che producono pus) si parla di linfoadenite suppurativa. Le linfoadeniti croniche presentano un andamento clinico molto più lento rispetto a quelle acute. Molte sono “aspecifiche” (“ipertrofia linfoide reattiva aspecifica”), ed in questi casi è buona norma un approfondimento istologico per evitare di confonderle con altre patologie linfonodali anche a carattere tumorale. La patologia può durare, senza regredire, anche fino a 3-6 mesi e può anche non dare segni di sé oltre alla linfoadenomegalia (ingrossamento dei linfonodi). Nella restante percentuale dei casi di linfoadenite, esse si definiscono come “specifiche”, e la cura è in base alla causa eziologica di origine della malattia che scatena l’ingrossamento dei linfonodi. Alcune cause comuni di linfoadenite possono essere la toxoplasmosi, la mononucleosi infettiva, la tubercolosi, il linfogranuloma venereo da Chlamydiatrachomatis, le infezioni fungine, le sarcoidosi, le malattie autoimmuni, l’HIV. 

Linfangiti

LE LINFANGITI sono delle malattie causate da una causa il più delle volte infiammatoria. Le linfangiti possono essere sia acute che croniche. Quelle acute si suddividono in “reticolari” perché è presente un edema a forma di “reticolo”  ripieno di leucociti che comporta febbre ed ipertermia ma solo nella zona interessata. Quelle più “profonde”, sono più rare rispetto alle reticolari, e oltre alla febbre è presente anche dolore che si acutizza in sede di palpazione. Esistono anche le linfangiti “tronculari”, comuni negli arti, che si manifestano con delle vere e proprie “strie”. Possono essere complicate da borsiti, ascessi, linfedemi ed altri segni più sfumati e meno conclamati. Le linfangiti “croniche” sono scatenate da agenti esterni come alcune forme parassitarie: in questi casi, la parete del vaso linfatico tende ad ingrossarsi occupando tutto il lume del vaso che viene così “otturato”. I sintomi che si manifestano variano a seconda del virus o batterio che ha portato alla linfangite: fra i diversi tipi si ritrovano quelli della filaria, della tubercolosi e della sifilide.

Linfomi

I LINFOMI sono un gruppo di malattie del sistema linfatico che coinvolge i cosiddetti linfociti “T” e “B”. I sintomi possono includere, tra gli altri, l’ingrossamento dei linfonodi (generalmente non dolorosi), febbre, sudorazione (frequente durante la notte), prurito, perdita di peso e stanchezza. Vi sono due tipi fondamentali di linfomi: il “linfoma di Hodgking” ed il “linfoma non-Hodgkin”. Quelli “non-Hodgking” sono circa il 90% dei casi e comprendono un gran numero di “sottotipi”. I fattori di rischio per il “linfoma di Hodgking” comprendono anche le infezioni da virus di Epstein-Barr (virus del genere della “varicella” ed agente causante la mononucleosi infettiva), mentre i fattori di rischio per i “linfomi non-Hodgking” includono malattie autoimmuni, l’AIDS, l’ingestione di ingenti quantità di grasso e di carne, l’uso massiccio di farmaci immunosoppressori e l’esposizione ad alcuni tipi di pesticidi. Nel caso di “linfoma non-Hodgking” il sangue può diventare così denso di proteine che occorre fare una specifica terapia chiamata “plasmaferesi”. 

Trombosi venosa

 

Quando si parla di trombosi venosa, nella maggior parte dei casi si intende la trombosi venosa della gamba, che è la forma di trombosi più frequente. In linea di principio, si parla di trombosi venosa quando si forma un trombo all’interno di una vena. Molte trombosi si evolvono in modo “silenzioso”, vale a dire in assenza di disturbi o sintomi visibili o percepibili. Le trombosi più estese causano tuttavia dolori lancinanti o simili a crampi, nonché sensazioni di pesantezza e tensione a livello della gamba colpita. Questo può causare inoltre gonfiori e sensazioni di surriscaldamento, in particolare nell’area dei malleoli e della parte inferiore della gamba. In alcuni casi la pelle può assumere una colorazione bluastra o rossastra ed un aspetto lucido. Occasionalmente, in caso di una trombosi venosa della gamba, si verifica anche una sporgenza delle vene sulla tibia, in conseguenza del ristagno del sangue nelle vene circostanti. Dal momento che questi sintomi tipici non si verificano sempre, una trombosi venosa acuta di norma è difficile da riconoscere per un profano. Pertanto, in caso di dolori improvvisi o sensazioni di tensione, è assolutamente necessario rivolgersi in tempi brevi ad un medico. 

LE CAUSE

La trombosi venosa può sopraggiungere a causa di disturbi nella coagulazione del sangue, per rallentamento del flusso sanguigno e alterazioni delle pareti venose. Possono però, esserci anche altre cause: 

  • Vene varicose (varici)
  • Consumo di nicotina e alcool
  • Gravidanza
  • Sovrappeso
  • Insufficienza di liquidi e scarsa attività fisica
  • Patologie oncologiche
  • Contraccettivi ormonali (“pillola”)